Il salice piangente.

In realtà il salice piangente mi ricorda molte cose. Quando da piccola facevano questa domanda, tutti rispondevano alberi come il melo, il ciliegio, cose simili. Io ho sempre risposto il salice piangente. So benissimo che detto da una bimbetta di meno di 10 anni potrebbe risultare strano, ma è così. E' un albero che mi ha sempre comunicato molto.

Nei pressi della casa di mia nonna c'era un bellissimo salice piangente. Mi andavo a rifugiare sotto i suoi rami sottili e delicati e mi mettevo a pensare sul grosso ramo, che come un braccio, mi invitava a sedermi. Passavo lì sotto le ore più calde, quelle dopo pranzo nelle quali tutti erano a dormire e fuori non c'era nessuno. Alle volte una brezza calda muoveva i rami, tanto che mi pareva parlassero e contemplassero ciò che io stavo pensando. Ma era tutta solo una questione di fantasia.

Le teorie sui salici piangenti parlanti poi si sono intensificate quando per la prima volta ho visto il film disney di Pocahontas con "Nonna Salice" - personaggio che amo tantissimo. L'albero ha assunto i connotati antropomorfi di una saggia persona, pronta ad ascoltare e a dare consigli di vita. Fonte di conoscenza per le generazioni più giovani e carica di sapienza acquisita negli anni.

Una volta cresciuta e lasciata la fantasia un attimo da parte - anche se io non ho mai smesso di usare la fantasia - sono entrata nell'adolescenza, periodo un po' più difficile. Qui il salice piangente ha acquistato un carattere "romantico". Romantico nel senso tedesco del termine, ovvero collegato alle caratteristiche del Romanticismo tedesco (passione, nostalgia, sentimento, desiderio, tensione verso l'infinito).
Se dovessi ad oggi dare una definizione di ciò che per me è un salice piangente, lo definirei come un albero che non ha troppe pretese. Non aspira a raggiungere il cielo, ma piuttosto cerca di raggiungere di nuovo la terra, la propria origine, il proprio presente.